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Italy on the road

Guida (non solo) gastronomica di Modena

Itinerario gustoso e storico della città emiliana: una giornata a spasso tra monumenti e specialità

Quando si nomina Modena e si pensa al cibo, sono sempre tre le cose che ci vengono in mente e che la rendono celebre nel Mondo: tortellini, aceto balsamico e Massimo Bottura

A Modena però c’è anche molto di più: ecco come scoprire la città, attraverso le sue bellezze e soprattutto i suoi piatti tipici e le curiosità alimentari.

In una gita in giornata, non si può che cominciare dalla colazione più tradizionale e allo stesso tempo “alternativa”:il gnocco fritto con il cappuccino.

No, non è un errore di battitura: il semplice quadrato di impasto (viene fatto solo con acqua, farina strutto e lievito di birra) che viene solitamente servito come antipasto insieme ai salumi, qui viene generalmente chiamato il gnocco fritto e servito caldo a colazione.

Ci sono diversi posti che lo servono, solo bisogna scovare quelli che li friggono al momento, come La Baracchina, uno dei posti storici che lo prepara caldo e croccante.

Ma cosa c’è da vedere a Modena?

La prima tappa è sicuramente il cuore della città: Il Duomo, la Piazza Grande e la Ghirlandina. Dichiarati patrimonio Unesco nel 1997, hanno una storia affascinante e un’architettura ardita e sono uno splendido esempio di arte romanica. Oltretutto una cronaca del tempo racconta che la scelta dell’architetto, Lanfranco, vissuto nell’anno Mille, arrivò ai modenesi per illuminazione divina.

A fianco dell’abside del Duomo svetta verso l’alto, con i suoi 89 metri, la torre Ghirlandina, simbolo della città. Nasce come torre campanaria (il suono delle sue campane scandiva il ritmo della città e richiamava la popolazione in caso di pericolo), ma con anche una funzione pubblica di conservazione di atti pubblici e forzieri con gli oggetti di valore.

A completare la bellezza di questo pezzo del centro, c’è la Piazza Grande, un tempo adibita a piazza del mercato e oggi angolo sociale, circondato appunto dal Duomo, dalla torre campanaria e sul lato orientale dal Palazzo comunale. Ma il lato più interessante è quello nordorientale, dove si trova la Preda Ringadora (che in dialetto modenese significa “pietra dell’arringa”), un grosso masso di marmo rettangolare lungo oltre tre metri, che nel Medioevo veniva usato come palco dagli oratori e angolo infausto da cui si eseguivano sentenze di morte.

Da Piazza Grande si prosegue verso il Mercato Storico Albinelli, attraversando Piazza XX Settembre. Dietro un ingresso molto anonimo, si aprono le porte di un antico mercato costruito ad inizio ‘900 con la meraviglia dello stile liberty, le bancarelle di frutta, verdura ed alimentari come una volta.

Tra le bancarelle e i negozi, cercate la Boutique del Formaggio, dove cominciare ad immergersi nei gusti e nei sapori locali: proprio qui potete trovare i prodotti del Caseificio Rosola di Zocca, storici produttori di Parmigiano Reggiano tradizionale (nascono nel 1966 come società agricola cooperativa) e quello pregiato prodotto con il latte della vacca bianca modenese, presidio slow food, che rende il più incredibile dei formaggi ancora più buono.

Loro però non producono solo Parmigiano Reggiano: a parte ricotta e le classiche caciotte, spiccano il Furmai (noto come il “formaggio dei contadini”, prodotto nelle stagioni autunnali e invernali) e il Maggengo (prodotto solo nelle stagioni primaverili e invernali), dal sapore delicato e da latte di vacche nutrite solo con foraggio verde. Decisamente da assaggiare.

Dopo aver trascorso la mattinata tra i principali monumenti del centro e le deliziose viuzze che lo circondano, è finalmente ora di “infilare le gambe sotto al tavolo”.

La scelta dei locali è decisamente varia, quindi prima di tutto è necessaria una approfondita panoramica su cosa mangiare a Modena.

Tra gli antipasti, riportiamo al suo posto d’onore il gnocco fritto, accompagnato con salumi di tutti i tipi, ma soprattutto dal Prosciutto di Modena DOP, un crudo dal sapore dolce che ha nel metodo di salagione (le cosce vengono totalmente cosparse di sale e massaggiate a mano più volte prima di riposare per mesi), la sua unicità. Viene spesso oscurato dalla fama del Prosciutto di Parma, ma è una bontà da provare.

Se veramente siete a caccia di prodotti unici nel loro genere, dovete assaggiare il prosciutto di Mora Romagnola  (una tipologia di maiale dalle origini antiche e locali, che viene allevato libero in un ampio territorio boschivo) di Ca’ Lumaco, un’azienda agricola che artigianalmente alleva e conserva per lunghe stagionature un prosciutto che è semplicemente unico al mondo.

A Modena, però, non dimentichiamo che con il gnocco fritto vengono spesso servite le tigelle, dischetti di pane cotti dentro due piastre roventi.

Sembra incredibile ma il pezzo forte non sono gli antipasti: i primi sono in assoluto il cuore della cucina del luogo. Non ci si può esimere dal mangiare almeno un piatto di tortellini, dei piccoli “ombelichi” di pasta ripiena (maiale, prosciutto, salsiccia e a volte mortadella), da gustare rigorosamente immersi nel brodo di carne.

Fino a questo punto i vegetariani saranno disperati, in realtà anche nella patria della carne di maiale ci sono alcuni piatti senza carne, come i tortelloni ripieni di spinaci e ricotta o i passatelli in brodo, una pasta ruvida fatta con uovo, parmigiano e pane grattugiato.

Se avete ancora uno spazio per un secondo (deve essere uno spazio abbondante!), a Modena servono tutto l’anno il cotechino con le lenticchie o lo zampone, ma se volete fare un pranzo coerente, bisogna cedere al carrello dei bolliti: servono per fare il brodo dei tortellini, quindi dopo bisogna mangiare anche quelli.

Dove gustare un pranzo completo? Le opzioni sono tante, ma se non si vuole uscire dal centro gli indirizzi più conosciuti sono la Trattoria dall’Aldina, il Fantino e la Piccola Osteria Zemiàn. 

E se la mattina è stata dedicata alle vie del centro, al pomeriggio ci sono due opzioni: o proseguire con le gioie gastronomiche della città di Modena e i suoi dintorni, oppure dedicarsi a quelle artistiche, immergendosi nel Palazzo dei Musei, un enorme complesso museale che racchiude, sotto uno stesso tetto, la celebre Galleria Estense, l’Archivio Storico, il Museo Civico Archeologico Etnologico, il Museo Civico d’Arte e il Museo Lapidario Romano edEstense.

Se invece la parte di storia che vi interessa è un’altra, è impossibile non aggiungere alla giornata una visita ad un caseificio e ad un’acetaia.

Per scoprire la storia dell’Aceto Balsamico di Modena DOP, il posto più iconico è senza dubbio l’Acetaia Giusti, che crea e produce ininterrottamente aceto dal 1605.  Qui, infatti, non solo si può imparare l’arte della produzione di aceto, ma si può anche visitare il Museo Giusti, che offre un percorso straordinario tra reperti storici, botti secolari e oggetti antichi che raccontano la storia del celebre condimento.

Podere Prasiano
Acetaia Giusti

Modena è circondata da città d’arte e castelli, è quindi davvero molto difficile dedicare alla città e ai suoi dintorni un solo giorno. La scelta migliore è viverla per un fine settimana, magari approfittando di una struttura come il Podere Prasiano, dove rilassarsi e contemporaneamente scoprire il territorio tra degustazioni e corsi di cucina con una sfoglina (le tradizionali massaie che “tirano la sfoglia” per tagliatelle e tortellini).

È un posto da scegliere, gustare e amare.

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