Da bambina sono cresciuta mangiando il Bonet grazie a mia nonna, e ho sempre pensato che fosse il budino al cioccolato che mangiavano tutti i bambini. Non ci sono rimasta bene quando invece ho mangiato un budino al cioccolato “normale”. E quel saporino di amaretti, dove era finito?
Latte, amaretti, uova, zucchero e cacao. Cinque ingredienti che risvegliano in me tutti i ricordi di bambina. Sì, mia nonna (da brava piemontese!) ci metteva quel goccio di rhum anche se ero bambina. Mia madre la sgridava ma mia nonna le rispondeva che tutti i bambini erano cresciuti con il Bonet e che lei non lo sapeva fare senza rhum!
Sbattevamo tutti gli ingredienti in una grande ciotola ma il momento in cui si sbriciolavano gli amaretti, lo faceva solo lei. L’unica volta in cui mi coinvolse ricordo che gli amaretti sbriciolati finirono in tutta la cucina!
La parte che a me divertiva di più era quella in cui mia nonna mi insegnava a capire se il dolce (che metteva a cuocere a bagnomaria in forno) fosse pronto. Dopo 45 minuti mi portava davanti al forno e mi diceva “per capire se è cotto non basta guardare l’ora. Devi imparare a osservare e capire se è cotto dai bordi. Li vedi? Se si staccano dalla parete dello stampo vuol dire che è cotto, se no devi rimanere qui a guardare quando succede”.
Così con mia nonna ho imparato non solo a fare il Bonet, ma anche ad avere pazienza e a osservare!