Avere avuto una nonna toscana significa molte cose, soprattutto in cucina. Fra queste, essere cresciuta mangiando cantucci quando i miei coetanei mangiavano biscotti confezionati!
Non che i cantucci della nonna fossero ufficialmente il sostituto delle mie merende e delle mie colazioni, ma in effetti quello che succedeva quando stavo con lei era proprio questo!
Era solita farne una bella quantità e riporli in un grande vaso di ceramica per i biscotti. Sapeva che tra nipoti e vicini di casa che passavano a bere il caffè sarebbero finiti in non più di una settimana.
Il fatto di farli con frequenza faceva sì che fossero sempre croccantini. Nel corso del tempo mi è capitato di assaggiarne confezionati e molto spesso non avevano quella stessa consistenza. Quello “stac” sotto ai denti lo ricordo come fosse ieri!
Quando vedevo la nonna mettere sul tavolo della cucina farina, zucchero, uova e burro mi mettevo sull’attenti nella speranza di veder comparire anche le mandorle. Quelle erano il segno che era in arrivo una nuova infornata di cantucci! “Solo buone e italiane”, diceva mia nonna. Andava a comprarle sfuse al mercato, mai l’ho vista usare quelle confezionate e nulla voleva sapere di quelle importate. “Se le mandorle non sono buone è meglio non farli i cantucci”. E così era.
Una volta messi insieme tutti gli ingredienti la nonna trasformava il panetto in un filoncino, lo metteva in forno e lo tirava fuori quando era dorato.
Quello era il mio momento preferito: la nonna tirava fuori il filoncino dal forno e con il coltello mi indicava dove potevo tagliare. Poi rimetteva la teglia in forno e i tocchetti che avevo preparato io con tanto entusiasmo si trasformavano in 5 minuti nei miei biscotti del cuore!