A casa lo chiamavamo semplicemente “il ciambellone” e la regina indiscussa di questo dolce era mia nonna. Era il dolce che preparava quando io e i miei fratelli eravamo bambini e ci fermavamo da lei a dormire. Era la nostra colazione, ma cominciavamo a mangiarlo la sera quando era ancora caldo (e lei si arrabbiava, o almeno faceva finta!).
Una ricetta che per noi ha sempre significato il suo amore nei nostri confronti; non era una donna che amava molto cucinare, o meglio non amava piatti complessi, ma aveva poche e semplici ricette infallibili che hanno segnato tutta la nostra infanzia.
La ciambella alla ricotta era così buona che, una volta diventati grandi, abbiamo cominciato a chiederla a mia nonna quando ci ritrovavamo tutti insieme per i compleanni di famiglia. Lei era felice ma allo stesso tempo stupita “Il ciambellone? Quello della colazione?”. Nessuna torta di pasticceria per noi è stata mai buona come il ciambellone, che ha ospitato tutte le candeline di famiglia!
Il segreto, così lei diceva, stava nella scelta della ricotta e come questa veniva lavorata: lei preferiva la ricotta piemontese, “la migliore per i dolci” e la lavorava a lungo. Io e mi miei fratelli facevamo a gara per aiutarla durante la preparazione, ma questa fase di amalgama della ricotta era una sua assoluta esclusiva! E così ci accontentavamo di aiutarla nei passaggi successivi e le passavamo le uova, la farina con il lievito, la scorza di limone e la vaniglia.